C.I.S.D.A.E.

Centro Italiano Studio Documentazione Alpinismo Extraeuropeo

L’archivio del Centro Italiano Studio Documentazione Alpinismo Extraeuropeo, nato nel 1967 per raccogliere e ridistribuire informazioni sulle montagne del mondo, oggi conserva 3.400 cartelle sulle spedizioni italiane extraeuropee: ritagli di riviste e giornali, relazioni dettagliate con schizzi e fotografie. Inoltre, il patrimonio del CISDAE comprende anche circa cinquanta studi topografici e guide della zona del Karakorum e dell’Hindu-Kush, realizzate e poi donate da importanti studiosi quali Jerzy Wala, Janusz Majer e Jan Kielkowski.

La storia

Dopo la scomparsa del suo fondatore, Mario Fantin, in una fredda giornata di gennaio, il CISDAE del Club Alpino Italiano fu trasportato da Bologna a Torino e sistemato nell’Ala Albertina del Museo Nazionale della Montagna con tutte le altre collezioni (foto, film e documenti) acquisite dal Museo per evitare la dispersione. Nei mesi successivi, ogni pagina, ogni fotografia, ogni carta fu esaminata e riesaminata, studiata, catalogata.

Il lavoro di schedatura durò molti anni. L’archivio rivelava la straordinaria attenzione di chi l’aveva messo insieme, la sua personalità, i criteri di raccolta. Fantin era un collezionista straordinario, non si lasciava sfuggire nulla. Le sue fonti erano tutte di prima mano, precise, attendibili; la documentazione di base sulle montagne extraeuropee, in lingua originale. Carte, immagini di montagne, documenti erano presenti in più copie, fotografate e rifotografate per essere inviate ai responsabili delle spedizioni. Ogni particolare da aggiungere all’archivio era stato verificato dal suo curatore con estrema pignoleria. Niente fotocopiatrice. Al suo posto, chi ha lavorato alla sistemazione del CISDAE e degli altri fondi acquisiti dal Museo, ha trovato migliaia di veline con l’impronta della carta carbone, un numero incredibile di immagini “copiate” con la macchina fotografica (era quella la fotocopiatrice di Fantin), riproduzioni fotografiche di articoli, persino di libri introvabili. Il resto era costituito da cartelle zeppe di appunti manoscritti, da tantissime pagine dattiloscritte, di bozze, da scaffali carichi di volumi, di guide, di opuscoli. E i libri, le monografie, le riviste, le pagine di giornale, gli articoli estratti da pubblicazioni di ogni genere recavano annotazioni, sottolineature, rimandi, commenti, osservazioni. Ma la strada imboccata da Mario Fantin si rivelò un sentiero impervio e solitario. Nella vita dello studioso bolognese non c’era posto per le deleghe. Tutte le fasi del lavoro passavano attraverso le mani dell’autore.
Lo stesso tipo di lavoro che da vari mesi stava impegnando il CISDAE venne applicato alle collezioni fotografiche e ai film appartenenti al Museo: pulizia, restauro, raccolta di tutti i dati disponibili per identificare, inquadrare e classificare ogni immagine, ogni singolo spezzone di pellicola.

L’epoca di Fantin nella nuova sede al Museo è proseguita grazie al lavoro del suo nuovo curatore, Luciano Ghigo, a cui si affiancò in seguito anche Roberto Mantovani e poi Gilberto Merlante che hanno, negli anni, continuato e incentivato la raccolta di dati e materiali, che oggi costituiscono l’Archivio CISDAE.

Centro Documentazione

Cineteca Storica e Videoteca

Biblioteca Nazionale CAI