Come quarto contributo, utile alla costruzione di un lessico diplomatico, la Scuola di Diplomazie Interspecie propone la parola “attenzione”.
Attenzione è una parola molto bella: dal latino attentus, part. pass. di attendere, tendere verso.
L’attenzione è dunque lo stato di chi tende la propria mente verso qualcosa o qualcuno. Ma è anche imparentata etimologicamente all’attesa, all’atto di protendersi nell’aspettativa.
Questa tensione dello sguardo verso l’Altro, questo tempo sospeso nell’aspettativa dell’Altro è qualcosa che le diplomazie interspecie invitano a coltivare.
Per secoli una parte considerevole della specie umana si è allenata a mettere a punto strategie e tecniche che la esonerasse dal dover prestare attenzione agli Altri, a cesellare strumenti che producessero vasti tempi e luoghi di assenza di Attenzione
Per i coloni occidentali civilizzare un’area significava renderla abitabile, in modo da poterci vivere ignorando completamente la presenza degli altri dall’umano.
Certo vi erano culture per cui abitare significava essenzialmente l’opposto, ed essere a casa voleva dire immergersi in una rete di attenzione e di parentele con altre forme di vita, anche a prezzo di faticose e non sempre pacifiche negoziazioni
Sul tetto del Museo Montagna la tenda della Scuola di Diplomazie Interspecie e Studi Licantropici si offre come uno spazio per riapprendere un’arte dell’Attenzione, che rompa con il pregiudizio secolare che ci rende ciechi.
Che tipo di attenzione richiede una montagna per essere vista? Come dobbiamo guardarla per capire cosa conta per essa? Per entrarvi in intimità?
Questa tenda posta su una terrazza protesa verso il Po e le Alpi, creata dall’umano ma non necessariamente solo per l’umano, è un avamposto delle Diplomazie. La visione di un’ambasciata possibile, l’inizio di un archivio di storie e di pratiche che permettano di cominciare a vedere e a creare alleanze.