LE ALPI DEL MONFERRATO
Fotografie di Enzo Isaia
Nel corso dell’ultimo decennio, Enzo Isaia – tra i grandi nomi della fotografia piemontese – ha realizzato una serie di inconsuete fotografie del Monferrato, ponendone in evidenza la relazione con l’arco alpino. In mostra, una selezione di scatti che valorizzano tale straordinario paesaggio naturale e culturale attraverso le luci delle stagioni, con un approccio che mette in naturale relazione due eccellenze del nostro panorama regionale.
A differenza delle colline senesi, caratterizzate da grandi poderi punteggiati da cipressi e destinati alla coltivazione della vite, del grano, del sorgo o dell’olivo, le colline del Monferrato sono frammentate in infinite varietà di colture, distribuite in appezzamenti che creano ogni mese scenari diversi: la vite, il nocciolo e i boschetti, poi i pioppeti delle pianure lungo il Tanaro, il grano, la soia e le barbabietole, che si alternano alla colza, all’orzo, al mais, al girasole, al coriandolo, all’erba medica, alla segale e al favino. Le fotografie di Isaia raccontano i colori che esplodono soprattutto in primavera e in autunno: dallo stesso punto di vista, con il variare della stagione, dell’orario e dell’ottica, Isaia ha realizzato immagini che sembrano rappresentare luoghi assolutamente diversi.
Ma ciò che rende ineguagliabili questi paesaggi – che Isaia ha fotografato spaziando tra le province di Asti e Alessandria, tra la Langa e il Roero astigiani e nelle pianure intorno a Villanova d’Asti – è lo scenografico valore della corona delle Alpi: una maestosa presenza che fisicamente si trova a una distanza variabile tra i 90 e i 150 chilometri, ma che l’uso di differenti ottiche rende più o meno imponenti, vicine o lontane.
Così commenta il progetto il critico d’arte Pino Mantovani nel testo che accompagna la mostra:
“Da qualsiasi punto della regione non a caso nominata Piemonte, la presenza delle Alpi è una certezza, materiale simbolica culturale. Anche quando impedimenti di ogni genere, o anche solo infelici condizioni meteorologiche, ne ostacolino o neghino l’evidenza visiva, il profilo, la consistenza plastica e la singolare luminosità delle montagne stanno lì a marcare il carattere e l’identità del territorio e di quanti lo abitano. L’occhio le cerca, le montagne, con un movimento mirato o circolare; attenzione, consapevolezza, desiderio e memoria eventualmente sopperiscono alla momentanea assenza. Anche l’unica via di fuga verso la pianura richiama le Alpi, perché il grande fiume che scorre a valle lento e maestoso ne è il prodotto, convogliando l’acqua che defluisce da nevi e ghiacciai, da sorgenti e laghi superni. Di fatto, i vasti paesaggi di Isaia, limpidissimi anche quando si confrontano con nebbie e foschie, presuppongono uno straordinario mestiere acquisito sul campo, ma sono anche il risultato di una disposizione al vedere che è rimasta innocente attraverso tante occasioni, di una passione che si alimenta di sempre nuove esperienze. E forse soprattutto di una libertà cresciuta nel tempo, coniugata con una pazienza addirittura eroica che si esercita nell’attesa del momento giusto in natura e nell’impegno di raggiungere attraverso l’artificio della fotografia l’immagine unica che altri direbbe espressiva della personale emozione, mentre per Isaia documenta il desiderio di una oggettiva bellezza.”