POST-WATER
Andreco, Georges-Louis Arlaud, Marcos Avila Forero, Olivo Barbieri, Gayle Chong Kwan, Caretto/Spagna, Jota Castro, Sebastián Díaz Morales, Federica Di Carlo, Mario Fantin, Bepi Ghiotti, William Henry Jackson, Adam Jeppesen, Francesco Jodice, Jeppe Hein, Frank Hurley, Peter Matthews, Ana Mendieta, Studio Negri, Giuseppe Penone, Pennacchio Argentato, Paola Pivi, Laura Pugno, Gaston Tissandier
Il Museo Nazionale della Montagna di Torino presenta la mostra Post-Water, a cura di Andrea Lerda: un percorso narrativo e semantico sul tema dell’acqua articolato attraverso video, fotografia, pittura, disegno e scultura.
Il progetto include i lavori di circa venti artisti internazionali, assieme a un nucleo di fotografie e di documenti storici che appartengono all’Area Documentazione del Museomontagna.
In mostra anche alcune importanti opere provenienti dal Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea, dal MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, dal Vejle Kunstmuseum e dalla Collezione La Gaia di Busca.
La mostra si inserisce all’interno del dibattito globale sul più essenziale elemento naturale, che genera e garantisce il mantenimento della vita e rappresenta solamente uno dei beni che soffrono la crisi acuta del senso di responsabilità del nostro tempo. Fusione dei ghiacciai, inquinamento dei mari e degli oceani, desertificazione dei laghi e dei fiumi. Sono le immagini più inquietanti che l’era dell’Antropocene è stata in grado di produrre, alterando gli equilibri naturali a ogni livello.
Secondo Jeff Peakall, docente di Process Sedimentology presso l’Università di Leeds, la Terra è molto più resiliente di quanto immaginiamo. È molto probabile che l’uomo si estinguerà, mentre il nostro pianeta pro- cederà nel suo percorso naturale di vita. Il punto allora potrebbe non essere legato a quanto l’impatto antropico sia devastante sul lungo periodo. Piuttosto, quanto la gestione del nostro pianeta e di una risorsa fondamentale come l’acqua avvenga secondo modalità non sostenibili, e dunque dannose, nel breve termine.
Il percorso narrativo della mostra parte da un riferimento al mito di Narciso e chiama in causa il visitatore come protagonista nel processo autolusinghiero di attivazione delle opere fin dal primo momento.
Mai come oggi il rimando a questa figura mitologica risulta più adeguato per descrivere l’atteggiamento patologicamente e il pericolo costante di de-realizzazione dell’uomo contemporaneo. Mai come oggi siamo tutti chiamati a interrogare il nostro senso di responsabilità e la nostra capacità di “curare lo sguardo”, nessuno escluso.
La tendenza della società globale di specchiarsi e di riflettersi incondizionatamente nella propria immagine di potenza, assieme alla fiducia nell’equazione consumo=crescita=felicità, rischiano infatti di portarci a morire dello stesso veleno di cui fu vittima il giovane Narciso.
Opere recenti, assieme ad alcune nuove produzioni appositamente realizzate per la mostra, sollevano poi una serie di problematiche urgenti in materia di acqua. Attraverso un viaggio tra presente, passato e futuro, i riferimenti alle questioni più scottanti che la vedono tristemente protagonista si alternano con l’evocazione di possibili scenari “post water”.
Nel mettere in evidenza l’ideologia di benessere, alimentata dalla macchina del progresso a ogni costo, la mostra suggerisce l’importanza di riscoprire uno sguardo consapevole, in un’epoca in cui questo stesso sguardo si fa cieco, veloce e distratto. Riflettere sui possibili scenari futuri che la sovracrescita sarà in grado di generare è un dovere. Investire e affidarsi al potere tecnico e scientifico una possibilità che ci permette di risolvere in maniera temporanea i problemi che ci attendono.
Un’altra strada è quella suggerita dall’Unesco che, nell’ultimo World Water Development Report 2018, ha indicato le Nature Based Solutions (NBS) come l’unica via percorribile per superare i problemi dell’acqua e per assecondare una crescita sostenibile finalizzata alla sopravvivenza dell’uomo.
Pur confidando nelle grandi capacità della ricerca scientifica, l’invito che la mostra rivolge al Narciso 2.0 è quello di ristabilire un contatto autentico con tutti i cicli naturali, per riprendere il controllo della sua andatura, mettendo da parte il mito della velocità dal quale è posseduto. Questo “essere nell’acqua” cancella la sua immagine di infallibilità e grazie a questo bagno, che diventa una sorta di “meditazione orizzontale”( C. Guérard, 2006), ha la possibilità di uscirne rigenerato. Perchè come ha osservato Gaston Bachelard “Chi si bagna non si riflette”.
Dalla montagna al mare, tutto il ciclo dell’acqua è al centro di un dibattito quanto mai urgente. Parlare di acqua all’interno della cornice del Museomontagna significa affrontare una tematica di grande rilevanza collettiva, compiendo un’azione di sensibilizzazione fondamentale attraverso uno strumento multiforme come quello dell’arte.