WANG JUYAN
Project 2085
Nato a Pechino, Wang Juyan è un artista visivo che attualmente vive e lavora a Londra, dove ha conseguito il suo BA al London College of Communication.
Attraverso un linguaggio artistico personale e riconoscibile, Wang accentua le ambiguità del sublime storico attraverso paesaggi immaginari di grandi dimensioni realizzati attraverso il medium fotografico.
I lavori sono il risultato della sovrapposizione di più strati di immagini e della fusione di realtà e finzione. Processo attraverso il quale l’artista dà forma al bisogno personale di trovare un modo inedito di rappresentare il paesaggio e le montagne.
Nella serie Project 2085, le visioni di montagna realizzate attraverso toni monocromatici sono il risultato di un collage di luoghi fotografati dall’artista con spazi che non corrispondono al luogo rappresentato.
La particolare tecnica impiegata dall’artista produce un effetto straniante, in grado di ingannare l’occhio di chi osserva e di sottolineare la profondità dello spazio rappresentato. Una fotografia che risponde al desiderio dell’artista di produrre un’immagine fotografica non piatta. Uno spazio vivo, in cui il tempo geologico e atmosferico dialogano con l’idea del cambiamento storico, politico e ambientale a cui la montagna è sottoposta.
Project 2085, courtesy l’artista
UNA CONVERSAZIONE TRA WANG JUYAN E I CURATORI:
AL
Caro Wang, sono assolutamente affascinato dal tuo lavoro. Potresti spiegarmi come nasce e che tipo di tecnica usi per produrre le tue fotografie?
WJ
Penso di essere sempre stato affascinato dal paesaggio, guardando indietro alle fotografie che ho fatto quando avevo 16 anni, erano principalmente paesaggi. Il paesaggio può essere silenzioso, molto spesso non ti dice molto. Ma il paesaggio può anche essere espressivo, sotto quel silenzio c’è la storia, e io sono attratto da quella tranquilla espressività. Naturalmente è più facile raccontare una storia quando si presenta una foto con delle persone, ma io sono più interessato all’ambiguità della narrazione e all’ambiguità dei paesaggi.
VL
Ho letto che il termine cinese “paesaggio” (shanshui) deriva dalla combinazione delle parole “montagna” e “acqua”. Questo mi sembra un fatto molto significativo e interessante, perché sottolinea l’importanza della montagna nella cultura cinese e della sua idea nella costruzione del paesaggio. Ti chiedo e mi chiedo allora cosa sia per te il paesaggio e se sia l’interazione tra due opposti.
WJ
In realtà non lo so, il paesaggio può essere tante cose. Il termine Shanshui indica un genere specifico di paesaggio, una sorta di grande scena di montagna con un fiume, normalmente vasta nella composizione e piena di ambizione ed ego del pittore. So che ego è una parola un po’ brutta di questi tempi, ma penso che non sia una brutta cosa per gli artisti essere leggermente egoisti nelle loro opere. Penso che Project 2085 sia stato decisamente ispirato dal concetto di Shanshui, non solo nella composizione ma anche nella narrazione. Purtroppo non c’è interazione tra montagna e acqua in Project 2085 perché tutte le foto sono state scattate durante i mesi invernali, ma la neve è chiaramente visibile nella maggior parte delle immagini, quindi credo che sia Shanshui dopo tutto. Come ho detto prima, mi piace l’ambiguità all’interno del paesaggio, quindi, alla fine, non saprei davvero come definire il paesaggio.
Project 2085, courtesy l’artista
AL
Le immagini sembrano essere pervase da una leggera foschia, un’atmosfera lattiginosa che richiama una sorta di presenza spettrale. Le montagne – irriconoscibili – sono come collocate in una dimensione senza tempo. Qual è l’obiettivo di questo tuo approccio visivo?
WJ
Penso che le tue parole siano migliori delle mie. Quando ho lavorato a Project 2085, li ho deliberatamente resi non così facilmente riconoscibili, credo di essere attratto dall’incertezza in un paesaggio. Mi piace il modo in cui hai descritto il lavoro – collocato in una dimensione senza tempo. È un punto di partenza per questo progetto, tutto ciò che indica un tempo specifico non può essere mostrato in questa serie, per esempio le costruzioni umane. Quindi siamo di fronte al 2085 e al 1885 al tempo stesso.
VL
Il tuo lavoro è anche una ricerca sul mezzo fotografico e sulla sua natura, che sembra contraddire l’idea “comune” che la fotografia sia una riproduzione fedele della realtà. La vaghezza e l’ambivalenza che le tue opere descrivono non sembrano compagne naturali della fotografia.
WJ
Hai assolutamente ragione sul fatto che il lavoro è vago e ambivalente. Ma oso dire che mi piace essere vago e ambivalente, specialmente quando si tratta di creare un’immagine. La fotografia, per la sua natura riproduttiva meccanica, presenta sempre una rappresentazione quasi definitiva, ma come ogni cosa, c’è vaghezza, ambiguità e ambivalenza. Quindi, come fotografo, personalmente mi piace amplificare la vaghezza e così via, sono caratteristiche che rendono un’immagine più complessa, e oserei dire, più umana.
Project 2085, courtesy l’artista