SVEN DRUHL

Attraverso montagne virtuali

 

I lavori di Sven Drühl – che da oltre vent’anni esplora il soggetto montagna attraverso una costante evoluzione nel modo di presentarla e rappresentarla – appaiono al tempo stesso realistici e irreali.
L’artista non sceglie i soggetti mediante l’osservazione diretta, come si potrebbe immaginare da questo tipo di motivo tradizionale. Né si tratta di paesaggi dell’anima che scaturiscono dal proprio backgroud emozionale. Sven Drühl estrapola le inquadrature montane a partire da sfondi di file vettoriali di giochi per computer. Prendendo in prestito riferimenti dal mondo virtuale e da quello della computer grafica digitale, l’artista crea una natura del futuro, calcolata e costruita artificialmente. L’utilizzo delle lacche, stratificate attraverso numerose stesure, e il lavoro sapiente di luci e ombre, producono l’effetto di una montagna collocata in una dimensione sovratemporale e priva di qualsiasi tipo di profondità.
Quella di Sven Drühl può essere dunque intesa come una montagna “aperta”, modello ideale dal quale e verso il quale muovere.

 

 

S.D.C.G.T. (Oil), 2020, 100 x 80 cm, Oil and Lacquer on Canvas, Private Collection Taiwan

 

 

UNA CONVERSAZIONE TRA GLI ARTISTI E I CURATORI:

 

AL
Sven, da dove ha origine la tua fascinazione per la montagna e come intendi la tua ricerca applicata a un soggetto così storico e al tempo stesso così attuale?

SD
Non so esattamente da dove derivi, ma già quando visitavo un museo durante gli studi, e anche prima, mi aggiravo nelle sale dove erano allestiti i dipinti di montagna del XIX secolo. Durante gli studi facevo una pittura punkrock cattiva, molto ironica e cinica – chiamiamola teenage-art. Qualche anno dopo l’università ho iniziato a lavorare in modo più concettuale, ma volevo un soggetto che colpisse direttamente lo spettatore. Tutti hanno un certo sentimento nei confronti delle montagne, quindi volevo ricercare la dimensione storica del motivo e allo stesso tempo volevo essere molto contemporaneo. Questa era la sfida. I primi anni ho fatto dei remix di dipinti di paesaggio. Per esempio, analizzando i lavori di Ferdinand Hodler, il quale reagiva alla visione diretta del paesaggio reale esistente e realizzando poi le sue astrazioni nel processo pittorico. Ho osservato i suoi dipinti e ho astratto molto di più, quindi la mia astrazione è di second’ordine (matematica!) e i miei dipinti di questo primo periodo non sembrano affatto realistici. Da circa 7 anni ho iniziato a cambiare il concetto e a capovolgerlo, dipingendo quadri molto realistici. Tuttavia la base non è più basata sulla realtà, è puramente virtuale.

 

 

 

S.D.C.G.T. (Stretch), 2022, 100 x 250 cm, Oil and Lacquer on Canvas, Private Collection Hamburg
S.D.C.G.T. VI, 2019, 100 x 140 cm, Oil and Lacquer on Canvas. Courtesy the artist, A PICK Gallery, Torino and Tony Wuethrich Galerie, Basel

 

 

 

 

VL
Nelle tue opere la montagna è un dato al tempo stesso realistico ma irreale: le immagini rappresentano montagne che non esistono, perché in realtà sono elaborazioni di sfondi di file vettoriali di giochi per computer. Il tema dell’originalità qui mi sembra che possa essere declinato in relazione al concetto di natura e di naturalità; esattamente come si è portati a interrogarsi sull’idea di copia e di originale, di realtà e illusione, ci si chiede, osservando le tue opere, cosa è “naturale”? In cosa consiste, riprendendo i tuoi paesaggi apocrifi, l’autenticità della natura?

 

SD
L’idea era di dipingere paesaggi dall’aspetto molto realistico che non esistono affatto. Ma i dati vettoriali che utilizzo sono stati ottenuti alimentando il programma con migliaia di foto di Alpi, Ande, ecc. Così il programma ricorda sempre qualche paesaggio che si potrebbe conoscere. Si tratta di reinventare un paesaggio dal virtuale che devo comunque creare io, non c’è quasi nulla con cui possa confrontarmi e che possa verificare. Se si guarda in profondità a come sono fatti i miei dipinti, essi sono il risultato di un processo molto matematico-tecnico, non si tratta di dipinti creati alla vecchia maniera. I miei lavori nascono come una somma di molti strati, nei quali i dettagli non sono legati alla realtà. Le luci e le ombre non sono al posto giusto e, in effetti, quando si ingrandisce il quadro appare più un disegno che un’opera pittorica. È totalmente astratto e per nulla realistico. Con questa tecnica e questo approccio voglio chiarire che la nostra immagine della natura è sempre stata una costruzione.

 

 

VL
Quanto controllo o meglio quanta casualità c’è nelle tue opere? Mentre l’elaborazione digitale rimanda a un lavoro “matematico” e “misurato”, il gesto pittorico con la sovrapposizione di materiali e tecniche sembra, all’opposto, avere una componente di casualità, capace di trasformare l’immagine di partenza in qualcos’altro che mi chiedo quanto tu riesca o voglia controllare o pianificare.

 

SD
I dipinti della serie delle lacche sono pianificati completamente al computer. E poi il caso si manifesta nel processo di pittura, ma solo in parti strettamente definite o in alcuni strati. Quando mescolo due colori diversi nella lacca, ho un controllo limitato su ciò che accade nei dettagli, è come quando si fa gocciolare il latte nel caffè, alla fine quei dettagli non appaiono mai come erano stati pianificati. Definisco con esattezza dove si trovano i rami degli alberi, quanto è basso l’orizzonte, o la forma delle montagne, ma l’interno di queste aree ha un controllo limitato. Per quanto riguarda i motivi stessi, ci sono paesaggi marini che riescono a trasformarsi in montagne solamente grazie all’utilizzo di un colore inaspettato.

 

 

 

S.D.E.T. III, 2017, 180 x 180 cm, Lacquer on Canvas, Private Collection Cologne
S.D.C.G.T. (Mirror), 2017, 110 x 110 cm, Lacquer on Canvas, Private Collection Berlin

 

 

AL
Hai mai pensato di espandere questo tuo fascino per il mondo virtuale e di portare la tua ricerca ricerca a un livello extra pittorico, magari grazie all’uso della tecnologia?


SD
Ci ho pensato, ma poi ho deciso di non entrare in quel campo artistico, dal momento che tanti tanti artisti lavorano da anni in quella direzione, a un livello così alto che mi sembrerebbe sbagliato. Non voglio saltare su quel treno… sono un pittore, è l’unica cosa che ho sempre voluto fare… e per essere chiari, non sono dipendente dal mondo virtuale. Dopo aver remixato opere d’arte di paesaggio per tanti anni, ho deciso di cercare in quale campo si realizza un nuovo concetto pittorico di natura/paesaggio. E l’ho trovato non nel contesto dell’arte, ma in quello del computer. Ho quindi iniziato a lavorare su questa base.

 

 

S.D.N.N., 2022, 100 x 180 cm, Oil and Lacquer on Canvas. Courtesy the artist, A PICK Gallery, Torino and Tony Wuethrich Galerie, Basel

 

 

http://www.svendruehl.de