SARA FORSSTROM
La ricerca dell’artista svedese Sara Forsström esplora la relazione tra materiali e paesaggio, attraverso interventi installativi realizzati direttamente nella natura.
Il suo lavoro nasce in stretta relazione con Norra Västerbotten, luogo in cui vive nel nord della Svezia.
Spinta dall’esigenza di esporsi alla realtà e alla crudezza della terra, pianifica e conduce piccole spedizioni durante le quali esplora e supera i suoi limiti. In cammino lungo sentieri, tenda sulle spalle, raccoglie stimoli e materiali, osserva, documenta e poi dipinge, disegna, installa, fotografa, legge e scrive.
La maggior parte della sua pratica consiste dunque nel lavoro sul campo. Qui, filtrando ciò che trova, attraverso il suo setaccio della percezione, crea opere che forzano i limiti della nostra visione.
Si attiva così un gioco di rimandi reciproci in cui la realtà è filtrata dalla percezione e il risultato è un paesaggio altro; non naturale, non artificiale, ma le due cose insieme. Un esempio concreto del concetto di paesaggio come costruzione culturale e, andando oltre, come percezione e connessione emotiva, che richiede continuamente allo spettatore di spostare lo sguardo tra il fuori e il dentro, tra lo sfondo e il centro, tra il piccolo e il grande.
UNA CONVERSAZIONE TRA GLI ARTISTI E I CURATORI:
AL
Sara, la tua ricerca è incentrata in maniera prevalente sul concetto di visione. Induci l’osservatore a interrogarsi sul visibile e sul non visibile, attraverso una serie di filtri che crei fisicamente nello spazio naturale. Nei tuoi ultimi lavori, una serie di teli allestiti nei boschi che frequenti si sono trasformati in dispositivi interattivi. Mi racconti in breve di quest’ultima ricerca e come la realizzi tecnicamente?
SF
Attualmente sto lavorando su un materiale chiamato Dyneema, un tessuto composito che viene spesso utilizzato per l’attrezzatura ultraleggera da backpacking. Ha delle caratteristiche tattili e visive uniche, quasi irreali, che sembrano stravolgere le normali condizioni fisiche. Questo perchè appare al tempo stesso robusto come un’armatura e nel medesimo tempo leggero e trasparente fino alla traslucenza. Quando si è sdraiati in una tenda o sotto un telo, la luce e l’ombra colpiscono la sua superficie, creando modelli delle forme circostanti. Nel tentativo di catturare questo effetto ho trasferito, mediante l’uso di colori a olio, l’immagine di un paesaggio altro su questa superficie, creando un gioco di caratteristiche condivise tra il luogo della fotografia e quello nel quale viene installato il lavoro.
VL
Il tuo processo creativo si compone di una parte “esperienziale” e di osservazione in natura e di una parte in studio. A cui segue la ri-messa in natura dell’opera, una sorta di ri-significazione che ha inevitabilmente a che fare con te e con la natura circostante, con il dentro e con il fuori, sovvertendo scale e valori. Qual è il tuo rapporto con la natura e come questo si è evoluto nel tuo lavoro?
SF
Il mio rapporto con la natura è quello di una senzatetto. È sempre stata una costante nella mia vita e crescendo ho imparato ad avvicinarmi ad essa in modo un po’ distanziato e ricreativo, mai in modo da farne parte in quanto elemento naturale al suo interno. Nonostante abbia sempre sentito questo forte legame con la natura, per molto tempo me ne sono tenuta lontana, limitata dalla paura nei suoi confronti e dall’ignoranza. Attraverso la mia pratica artistica ho sfidato questa paura e, man mano che diminuiva, la curiosità prendeva il suo posto.
AL
In che misura il paesaggio con il quale ti confronti influisce sulla tua ricerca artistica? E in che misura ti interessa attivare riflessioni di natura ambientale oltre alle esplorazioni più prettamente legate alla costruzione formale e semantica dell’immagine?
SF
In modo significativo. Non mi interessa solo l’idea e il concetto di natura, ma anche ciò che quel luogo specifico mi comunica. E anche se non è l’unico aspetto che esamino, di recente l’aspetto scientifico è cresciuto d’importanza, poiché mi sono immersa nel tema della diversità delle specie e più specificamente dei funghi, dei licheni e delle tracce lasciate dagli insetti nel legno. È impossibile non sentirsi stressati dalla velocità con cui perdiamo i nostri paesaggi e spazi naturali a causa della deforestazione, il che ha inevitabilmente un impatto sul mio lavoro.
AL
Che importanza ha per te il Genius Loci?
SF
Estremamente importante, direi. È principalmente ciò che cerco di catturare nel mio lavoro, e in particolare nei miei dipinti. Mi occupo della questione di dove o quando finisce un luogo specifico e ne inizia un altro, esaminando l’impermanenza della natura, ciò che essa stessa rappresenta e quello che la compone.
https://www.saraforsstrom.com/