DAVID RICKARD

A Walk in the Alps (Axis Mundi), 2019 

Combinando scultura, azione e film, “A walk in the Alps (Axis Mundi)” è stato sviluppato al Kunstdepot Göschenen, nelle Alpi svizzere. Protagonista dell’opera è una scultura geodetica che viene portata su per un tratto solito alle valanghe e la prospettiva interna mentre la gravità la riporta a fondovalle.

 


Courtesy l’artista e Galleria Michela Rizzo, Venezia

 

UNA CONVERSAZIONE TRA I CURATORI E L’ARTISTA 

 

AL
Caro David, contestualizzato nel progetto di Mountain Scenarios, “A walk in the Alps” mi sembra assolutamente suggestivo. Nel tuo lavoro assumi il ruolo di un moderno Sisifo, portando sulle spalle lo scheletro di un corpo vuoto, rappresenti lo sforzo della scalata alla cima della montagna. La caduta della sfera, a cui tutti noi possiamo assistere – con il punto di vista visto dal suo centro – produce una serie di conseguenze fisiche che danneggiano la struttura e la sua forma. In paralleli più ampi, la sfera potrebbe rappresentare il mondo, mentre tu interpreti l’umanità. “A walk in the Alps” racconta un’epoca di Neo Decadentismo – un’epoca in cui il riscaldamento globale altera la struttura morfologica, economica e sociale dei territori montani – stimolando la nostra immaginazione e la ricerca di un nuovo Axis Mundi.

 

DR
Ciao Andrea, grazie per l’invito a contribuire al progetto Mountain Scenarios. Durante i primi due mesi della mia residenza al Kunstdepot Göschenen molte delle valli circostanti erano chiuse a causa della minaccia di valanghe, quindi l’entropia delle Alpi si sentiva come una forza molto reale che circondava gli studi. L’opera è formata da tre parti: l’ascesa, portando la scultura sulle montagne come Sisifo, la discesa vista dall’interno della sfera geodetica e infine la scultura risultante. Per quanto riguarda la relazione tra l’umanità e il mondo, direi che si sposta durante le diverse parti dell’opera, come riecheggiato attraverso i cambiamenti di punto di vista da spettatore esterno a partecipante interno nel film. Man mano che ci addentriamo nell’era dell’Antropocene, il nostro rapporto con l’ambiente naturale sta cambiando, e penso che qualsiasi ricerca di un nuovo Axis Mundi riguardi davvero i cambiamenti nella nostra prospettiva su come trattiamo questo pianeta che chiamiamo casa.

 


Courtesy l’artista e Galleria Michela Rizzo, Venezia

 

VL
Nel tuo video porti sulle spalle una sfera geodetica, progettata dall’architetto Richard Buckminster Fuller, che era anche interessato alla sostenibilità e alla sopravvivenza della specie umana. Nel 1963 Fuller ha introdotto il termine “Design Science” come riferimento alla concezione dell’Arte nella Scienza e della Scienza nell’Arte. I suoi studi originali in architettura hanno avuto un grande impatto sul suo lavoro e sulla sua pratica artistica che include indagini sulla percezione materiale e spaziale.
Per la ‘geometria sacra’ la sfera geodetica è l’evidenza tridimensionale dell’equilibrio naturale, delle leggi e dei modelli che stanno dietro alle azioni quotidiane. Eppure il movimento della sfera che nel video rotola come una valanga con un movimento perpetuo e sembra parlare di instabilità piuttosto che di un ordine dietro l’apparente caos della vita. Quale visione vuoi rappresentare? Immagini che una delle due condizioni (equilibrio/instabilità) prevalga sull’altra?

 

DR
Durante la realizzazione dell’opera ho fatto ricerche sulle strutture di Buckminster Fuller e le sue idee sulla sostenibilità globale, insieme al ruolo che le montagne giocano nella nostra immaginazione, il loro simbolismo come un ‘Axis Mundi’ tra la terra e il cielo e il mito di Sisifo che non riesce mai a raggiungere la cima. Realizzare l’opera ‘A walk in the Alps’ è stato per molti versi un esperimento, che ha comportato un sacco di pianificazione ma anche una completa incertezza nel risultato, poiché la scultura è stata rilasciata nel paesaggio per cadere giù dalla montagna. Il film risultante è stato poi montato in un loop perpetuo, il che significa che lo spettatore non raggiunge mai il fondovalle, ma rimane in una rivoluzione costante. Inoltre, la scultura finale conserva una chiara memoria della sua precisa fabbricazione all’interno della forma contorta generata dalla sua discesa. Così, nella mia mente non prevale né l’equilibrio né l’instabilità all’interno dell’opera, ma è un dialogo continuo senza una conclusione.

 

 

 

 

BIO
David Rickard (1975) è un artista neozelandese che vive a Londra, Regno Unito. I suoi studi iniziali in architettura hanno avuto un impatto duraturo sulla sua pratica artistica, incorporando domande sulla percezione materiale e spaziale nel suo lavoro. Attraverso la ricerca e la sperimentazione le sue opere cercano di capire come siamo arrivati alla nostra attuale percezione del mondo fisico e quanto la nostra percezione sia lontana da ciò che chiamiamo realtà.

www.david-rickard.net