Come terzo contributo, utile alla costruzione di un lessico diplomatico,
la Scuola di Diplomazie Interspecie propone le parole “piume / pelle”.

 

 

 

piumepelle, addentare i lacci di un cappuccio, nutrirsi della stessa carne, limare ossaartigli, raccogliere e conservare penne cadute, comunicare senza parole, riconoscere l’espressione di quel becco semiaperto, riconoscere l’espressione di quel corpo umano da 200 metri di distanza, dormire con un rapace sul pugno, dormire sul pugno di un umano…

Il terzo contributo entra nelle poetiche, nelle politiche e nelle relazioni della ricerca in corso, questionando una pratica proto-diplomatica complessa, che si articola in una prossimità di penne e di pelle, di ossa e di artigli. Partendo dall’immagine di un falconiere che, con fibra di carbonio e colla, sostituisce le penne danneggiate del proprio falco con penne conservate dalla sua muta precedente, le diplomazie apprendono da un rapporto che risulta incomprensibile fuori dai termini della passione. Una piegatura reciproca dei corpi: dell’umano che inclina verso il volatile e del rapace che si radica su un pugno umano. E’ da almeno 6000 anni che rapaci e umani cacciano insieme. Che questo sia avvenuto per insondabile affinità, per necessità reciproca o per sopraffazione da parte dell’umano non è il punto di interesse di questa ricerca. Questo assemblaggio di antica origine suscita l’interesse delle diplomazie in quanto archivio di informazioni, strumenti e modelli di come sia possibile coabitare e eventualmente negoziare con o tramite i rapaci. E sui limiti che questa coabitazione e queste negoziazioni debbano imporsi.

 

 

 

 

“Se il metodo più rapido e moderno perché il falconiere sappia se il rapace è pronto per il volo consiste nella pesatura quotidiana su una bilancia, la via più antica richiede una conoscenza che si costruisce in anni di prossimità: sentire la quantità di muscoli presenti intorno alle ossa dello sterno, valutare la postura dell’uccello, il modo in cui porta le piume e financo l’espressione del viso.
La parola prossimità non è casuale: nella forma più antica della falconeria araba l’ammansimento dei falconi avveniva rapidamente, essendo essi tenuti costantemente sul pugno o su una pertica accanto al falconiere, completamente immersi nella vita quotidiana degli esseri umani. Nella falconeria europea dell’inizio dell’età moderna il rapace era tenuto costantemente sul pugno finché non si sentiva abbastanza sicuro da addormentarvisi.
Questa condivisione del tempo e dello spazio, questo comune abitare, costituiva il nucleo germinale di una nascente intimità interspecie a cui diplomatiche e diplomatici degli assemblage interessati sono invitati a prestare particolare attenzione.”

Da “Composing with raptors” di O. Vseslavič, storico delle pratiche proto-diplomatiche.

 

La Scuola di Diplomazie Interspecie e Studi Licantropici domanda al Museo Montagna: la montagna è parte di questa piegatura, di questo assemblage di piumepelle, di questa caccia condivisa che attraversa i secoli. Così come di molti altri assemblage ancora non narrati. Il Museo può/vuole farsi spazio di ospitalità per queste storie, per queste altre Montagne?