Come nono contributo, utile alla costruzione di un lessico diplomatico,
la Scuola di Diplomazie Interspecie propone la parola “tempo“.
Le Diplomazie Interspecie propongono un uso plurale e polifonico del sostantivo tempo.
Ogni coabitazione di →Corpi e →Territori richiede →Attenzione alle temporalità interspecie, ovvero alle espressioni temporali degli Altri dall’umano. Come si relazionano all’alternanza giorno/notte, alle stagioni, ai cambiamenti ambientali e storici, quali sono le durate delle vite e le loro trasformazioni, quali le time-line che adottano e i cicli che seguono? Talvolta esseri diversi si incrociano in una congiuntura temporale. Talaltra le stesse temporalità provocano rotture, rendendo impossibile fare assemblaggio. Quando invece le temporalità si accordano, producono coordinazione ovvero la comparsa di nuove possibilità e capacità di convivenza. Ogni coabitazione implica, allora, l’abitare il tempo degli Altri.
Tuttavia, seguendo una traccia etimologica che dal latino tempus conduce ad una precedente radice indoeuropea tem– taglio, sezione, il tempo è soprattutto una faglia, in senso quasi geologico, dove la sincronia -se accade- è davvero molto più rara della sfasatura. Uno scontro momentaneo e limitato, che accade in luoghi specifici, causando ulteriori squarci.
Tra i tempi più lontani da quello umano c’è quello infinitesimale degli esseri microbici e forse quello profondo dei corpi minerali, →Terra e montagne, che travalicano i confini del nostro apparato sensoriale. Un esercizio diplomatico può essere, allora, allenare la mente umana a familiarizzare con i tempi geologici. Montagne che non solo hanno temporalità proprie, ma che sono il punto in cui temporalità molteplici si coordinano, rendendo possibile a molti esseri diversi di coesistere e fare mondi insieme.
E da qui, finalmente, si intravede l’ultima parola di questo tragitto: Montagna.