Come ottavo contributo, utile alla costruzione di un lessico diplomatico,
la Scuola di Diplomazie Interspecie propone il binomio “terra/territorio”.

 

 

 

Questo capitolo, questa occorrenza del lessico delle Diplomazie Interspecie inizia con una storia. Una storia ambientata nel nord dell’Inghilterra circa otto secoli fa, quando alcuni lavoratori stanno estraendo materiali da costruzione da una cava.
Così la racconta lo storico William di Newburgh poco prima del 1200: “Venne trovata una bella pietra doppia, cioè una pietra composta da due pietre, unite da una sostanza molto adesiva. Mostrata dagli operai meravigliati al vescovo, che era presente, egli ordinò di spaccarla, affinché il suo mistero (se c’era) potesse essere svelato.
Nella cavità fu scoperto un animaletto, un rospo, con una catenella d’oro al collo. Quando gli astanti rimasero a bocca aperta per un fatto così insolito, il vescovo ordinò di richiudere la pietra, di gettarla nella cava e di ricoprirla per sempre di rifiuti.”

Perché il religioso e storico William di Newburgh include tale aneddoto nella sua Historia de rebus anglicis, oltretutto senza apporvi, secondo gli usi medievali, alcuna lettura morale?
Dobbiamo supporre che in questa strana configurazione di pietra, rospo e catena d’oro vi sia qualcosa che lo affascina e lo disturba insieme. Forse è la pietra duplice, tenuta insieme da un potente collante che sfugge alla sua idea di puro elemento “naturale”? O è l’unità rospo-pietra, vivente/non-vivente, organico/inorganico? O ancora il prodigio della catena d’oro, segno dell’arte e della destrezza umana, intorno al collo dell’altro dall’umano, al tempo considerato venefico e demoniaco? Qualcosa in questa combinazione di elementi sembra esistere oltre i dualismi che ordinano il mondo e merita perciò il bando vescovile, che la ricaccia nelle profondità della terra. Il connubio pietra-rospo-oro “fa curvare le epistemologie in nuove orbite, deforma il sapere in percorsi rapidi ma inediti”(1). Chiama per ulteriori connessioni, che vadano oltre la frattura tra organico e inorganico, animato e inanimato…

Questa storia, che ci sta di fronte più in forma di enigma che di guida, permette di introdurre in questa serie due parole volutamente ancora non affrontate, nonostante da molti mesi si guardi alla montagna. Permette infatti di pensare la geologia come un discorso, un logos appartenente alla terra, degli esseri-terrestri, delle pietre, delle montagne.
Per le Diplomazie Interspecie la terra (geologica) e il territorio (relazionale) costituiscono un legame unico, una forma di coinvolgimento con l’inanimato, l’inorganico, il non vivente che porta al riconoscimento di un’agency eco-politica agli Esseri di terra, roccia, acqua, su temporalità così vaste da farci abbandonare ogni pretesa di controllo.

 

 

1. Jeffrey Jerome Cohen, Storied Matter in Material ecocriticism, a cura di S. Iovino S. Oppermann